Secondo
Piero Ottone, nel suo articolo del 22 marzo (ultima delle cinque giornate di
Milano), gli articoli della Costituzione Italiana [della Costituzione!]
(”Repubblica imperniata sul lavoro, diritto di ogni cittadino per il lavoro”) “appartengono alla cultura di sinistra di
quegli anni lontani, ad un sindacalismo che non accettava ideologicamente il
mondo com’era, cioè il mondo del capitalismo liberale …”
E’
particolarmente curioso che si definisca di sinistra, e ridurlo così a una
parte benché importante, il dettato della costituzione che è frutto, invece, di
uno sforzo potente e straordinario di sintesi di posizioni filosofice,
politiche e ideologiche diverse.
Altrettanto
curioso definire la costituzione come uno strumento arcaico, appartenente a
tempi, ad ere passate e lontane come se dovessimo considerare la costituzione e
le idee in essa sottese un freno che impedisce l’adeguarsi felice della
nazione, della società al mondo com’è.
Ma
il mondo com’è? Il mondo del capitalismo liberale è un fenomeno storico
definito nel tempo e nel luogo. Non posso quindi pensare che il mondo del
capitalismo liberale sia un fatto ineludibile ed eterno, che sempre è stato e
sarà, che bisogna accettare perinde ac cadaver inevitabilmente,
inesorabilmente.
D’altronde
Il mondo com’è non è il mondo come è stato, né come sarà.
Dovremmo
dare ragione, altrimenti, alla Chiesa, quando pretese l’abiura del Galilei,
visto che il mondo com’era a quel tempo, era quello tolemaico, quello che ha la terra al centro e il sole e le stelle che vi
ruotano intorno, perché dubitarne? Guai a dubitarne!
E,
dunque, altrettanta ragione la Chiesa ebbe nel mandare al rogo Giordano Bruno e
tutti gli eretici che nei secoli si sono opposti al mondo com’è.
Perché
mai non si deve volere il mondo com’è, perché mai non dobbiamo accettarne le
regole, perché mai non adeguarsi?
Ma
il mondo non è una palude stigia dove siamo condannati all’immobilità delle
cose e delle idee.
Per fortuna il mondo non è
solo quello del capitalismo liberale o di qualsiasi altra visione sempre
parziale e finita.
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