mercoledì 24 giugno 2009

HABITAT

La Valtrebbia di Fabrizio Bertuzzi

dal 27 giugno al 5 luglio 2009
nel cavedio dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio

Dopo l’ultima mostra “a goccia a goccia” del 2004 il CDF torna a presentare una scelta di immagini nel cavedio dell’Abbazia di San Colombano.

Non si tratta tanto di un florilegio, di un “greatest hits”, il “meglio di”, ma della riflessione, attraverso un percorso ragionato, su quale senso abbia ora il lavoro che il CDF ha elaborato per un tempo lungo quasi una vita.
La vita certamente di Fabrizio che ha dedicato non poco delle sue energie, del suo tempo, delle sue competenze e, non ultimo, della sua allegria al CDF.

Si tratta, dunque, di una mostra in cui abbiamo raccolto in una considerevole sintesi molte delle immagini che hanno costituito il nostro percorso di conoscenza naturale, architettonico, umano e sociale del territorio della Valtrebbia.
Percorso che dobbiamo soprattutto al contributo appassionato e paziente di Fabrizio Bertuzzi che ci ha insegnato a leggere e a scrivere e a vedere oltre quello che appare andando per i borghi, le strade, i boschi, le montagne, incontrando le donne e gli uomini dentro le loro case, nei campi, sul lavoro, nelle piazze, ai caffè.

Nello scegliere e ordinare la gran mole di immagini che si sono accumulate nel corso di tutte le mostre che, a partire dagli anni 90 il CDF ha allestito, ci siamo accorti di aver aperto lo scrigno di un tesoro prezioso.
Effettivamente si rivelava ai nostri occhi di “moderni” un mondo che, benché non lontanissimo nel tempo e a noi appartenuto, risulta oggi quasi favoloso e per molti più giovani incomprensibile, tanto le coordinate culturali e gli stessi strumenti di indagine si manifestano ormai largamente inadeguati.
Il mondo evocato che era dei nostri nonni e dei nostri padri e pure ancora nostro, delle nostre giovinezze di baby boomers ormai prossimi, se non già alla pensione e ancora attuale e riconducibile alle nostre esperienze fino a non poco tempo fa, rischia, oggi, d'apparire un insieme di bizzarri reperti fossili.
Eppure riguardando questo mondo antico ci sorprendiamo allo stesso tempo a riconoscere un futuro a noi forse già prossimo.
Il tempo incerto che incombe su di noi e sulle a noi successive generazioni rimette in gioco le brevi certezze della nostra tramontante era.
Il mondo nuovo che ci aspetta sarà più aspro di quello che ci ha illuso di vivere per sempre in pace e serenità liberi dal bisogno.
Rivediamo nelle immagini qualcosa di più nuovo, qualcosa che ci sarà un'altra volta utile: la roncola per tagliare la legna, la forca, il badile, la casa di sasso, la pieve, il camposanto, la solidità della terra ricoperta di boschi, l'acqua, la pietra, il monte.

Tra i monti Fabrizio riposa, inaspettatamente e precocemente scomparso, dallo scorso anno.

Da Viserano, non lungi, puoi vedere scorrere il Trebbia , puoi vedere i campi, i boschi, i sentieri, le strade lungo le quali abbiamo camminato, fumato, riso, discusso e fotografato insieme.
Ancora puoi indicarci i segni di una storia che ritorna.
Ancora, Fabrizio, attraverso il tuo lavoro e le nostre immagini ripercorriamo i luoghi, rincontriamo le persone che abbiamo conosciuto nei tanti anni del nostro sodalizio così fruttuoso e bello.
A te dedichiamo la mostra e il nostro lavoro.
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