martedì 6 gennaio 2009

Sempre sul tema del valore femminile, segnalo un libro che tra veline e reality indica un altro futuro possibile:

di Rita Levi Montalcini e Giuseppina Tripodi
“Le tue antenate. Donne pioniere nella società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri” Gallucci editore. 13 euro 151 pagine
.

Le biografie delle settanta donne eccellenti raccontate in questo volume sono effettivamente esempi alti ed anche eroici di come, nonostante tutto, tantissime donne (anche le più umili e di anonime condizioni) siano state capaci, a costo di sacrifici e rinunce e, non da ultimo, della vita stessa, a non rinnegare la propria natura, a non subire la volontà di quanti (padri e fratelli, figli, mariti, amanti, politici, preti, vescovi e papi) avrebbero voluto e, forse, tuttora vorrebbero (e così in molte parti del mondo ancora vogliono) loro imporla.
Così Rosalind Elsie Franklin che per prima immortalò la doppia elica del Dna fornendo le basi per le ricerche di Watson e Crick, i quali vinsero successivamente il premio Nobel per la medicina proprio grazie alla “foto 51” realizzata con i raggi x dalla stessa Franklin che nel frattempo era morta a 37 anni di cancro per le radiazioni subite e non ricevette nemmeno una citazione durante la premiazione dei due colleghi a Stoccolma.
E ancor prima, Ipazia di Alessandria, filosofa e matematica del IV secolo d.c., considerata la più famosa scienziata dell’antichità e lapidata su ordine del vescovo Cirillo e alla quale, raccontano Levi e Tripodi “tolsero gli occhi quando era ancora viva e il suo corpo fu bruciato e distrutto” tanto era lo scandalo e terribile agli occhi dei suoi contemporanei.
Molte, per poter studiare, scelsero di chiudersi in convento (luogo che permetteva loro incredibilmente quella libertà che altrove era ad esse preclusa).
Fu il caso tra i tanti di Ildegarda di Bingen e della figlia di Galileo, Virginia “donna di esquisito ingegno” che fu clarissa nel monastero di Arcetri.
Wiliamina Paton Flaming si fece assumere come governante dal direttore dell’osservatorio astronomico di Harvard pur di continuare a studiare il cielo e scoprire un nuovo tipo di stelle, le nane bianche.
Lilion Muller Gilbert, madre di dodici figli e, ciò nonostante, prima donna ammessa nel 1926 all’associazione americana degli ingegneri meccanici.
La stessa Levi Montalcini si laureò col parere contrario del padre e fu costretta per via delle leggi razziali del 38 a lasciare l’università e a proseguire i suoi esperimenti sui neuroni adattando a laboratorio la propria camera da letto.
E il caso più conosciuto di Marie Curie e della figlia Irene che vinsero tre premi Nobel per i loro studi sulle radiazioni (e per queste morirono di leucemia).
E tante, ancora tante.
Tutte decise a voler vivere come desideravano, come volevano essere.

2 commenti:

  1. Il libro lo devo comprare: forse mi deprimerà o forse reagirò un po' di più, non so vedremo.
    Decise a voler vivere come desideravano, come volevano essere? Lo prendo come un augurio e un principio guida per ritrovare l'energia di un tempo, la voglia di fare sempre di più. Qualcuno dice che per una donna avere figli è la cosa più bella che possa accadere... sono d'accordo e mi piacerebbe tanto riprovare ancora una volta l'emozione della gravidanza e tutto quello che ne deriva ma avere figli non è tutto e a me manca terribilmente buona parte del resto. Forse con il tempo troverò un maggiore equilibrio!

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  2. Per oggi mi accontento di fare un po' la Befana sulla neve :-)

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